È passato un anno dal primo lockdown, anzi per gli amici della Lombardia anche più di un anno, e la situazione non è ancora migliorata. Di tempo per riflettere, sottratto alla vita normale, quella in cui ci si può abbracciare con le persone, ce n’è tanto, a volte anche troppo.
Un po’ di questo tempo si può impiegare per valutare come la nostra attività è cambiata dopo Covid-19, quali sono le cose che hanno funzionato, quali sono quelle che nonostante tutto, non sono riuscite a sopravvivere a questo periodo.
Ognuno avrà una esperienza diversa di questo periodo, data dalla vicinanza con la malattia, dai giorni passati in quarantena, dal tempo passato lontano dai propri cari, dai mancati guadagni e dalla vita alla quale abbiamo dovuto rinunciare.
Per i centri estetici il lockdown è stato molto duro: mesi senza aprire, senza avere sussidi, senza neanche capire come provare a riaprire. Però in questa situazione ci sono state anche molte evoluzioni: prenotazioni puntuali e precise, e-commerce finalmente utilizzati anche da persone non abituate allo shop online, selezione dei servizi da offrire più accurata.
Se c’è una cosa che tante estetiste sono riuscite a fare in questo periodo è capire quali sono i servizi essenziali da offrire e quali invece sono i trattamenti che alle clienti non interessano. Non parlo di servizi base, essenziali, ma proprio del carnet di trattamenti che si offre ai clienti.
C’è chi ha eliminato intere pagine di trattamenti, chi si è dedicato solamente al corpo, chi ha utilizzato esclusivamente le tecnologie, chi ha abbandonato gamme di prodotti, chi si è scoperto olistico e chi ha invece virato sul green.
Ma soprattutto c’è chi si è inventato nuovi modi di mantenere i contatti con i clienti sui social più disparati (da TikTok a Clubhouse): un nuovo modo per essere estetista e per affrontare il lockdown centro estetico cercando di rimanere a galla.
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